Cara e caro collega,
ci stiamo ponendo tutti la stessa domanda. "Io, quando riaprirò?".
E come? Con quali procedure?
Incomincia a serpeggiare il disagio di non avere certezze né mete sicure. Giustamente.
Ho partecipato ad un Tavolo Tecnico (in conference call) al quale erano presenti 30 rappresentanti di tutto il comparto odontoiatrico, a partire dai presidenti nazionali di CAO e ANDI.
La “riapertura” coinvolgerà numerosi aspetti: la conoscenza del virus, del potenziale portatore, la protezione del paziente, la sanificazione dell'ambiente, la protezione dell'odontoiatra e dell'assistente, il DVR, l'utilizzo corretto dei DPI, la gestione organizzativa dei test sierologici, dei tamponi, dei test salivari...
Il contesto del "mai visto prima" presenta varianti inesplorate.
Le aspettative della Ricerca ci stanno suggestionando e forse confondendo.
Infetto, infettabile, guarito, asintomatico infettante, negativo, falso positivo...
Una grande confusione.
Rimane costante la domanda: quando riapriremo?
Abbiamo tutti la consapevolezza che non potremo semplicemente indossare una mascherina filtrante per essere "a posto".
Il paziente, terminata la fase del "restare a casa", avrà lui stesso acquisito una nuova consapevolezza del rischio -contagio.
Dobbiamo essere pronti ad accettare una diversità dalle precedenti abitudini professionali, che necessariamente saranno implementate.
Il nostro paziente saprà riconoscere il valore della "sicurezza"?
Si, secondo me… si.
Anzi, forse per la prima volta, riconoscerà (anche economicamente) il valore delle procedure, identificabili prima di tutto nella protezione dal contagio, come rischio incomprimibile, ma certamente molto riducibile grazie al valore aggiunto della nostra professionalità.
Questo tempo, in attesa delle "raccomandazioni" per la riapertura, può essere utile per attendere la vidimazione del Ministero di un dispositivo capace di dare a noi stessi la tranquillità di conoscere il nostro stato di salute immunologico, oltre a quello del paziente.
Nessuno ha la bacchetta magica.
Stiamo vivendo una esperienza simile a quella di trovarci al centro di un tornado, lì dove tutto sembra fermo, mentre tutto intorno impazza il vortice della tempesta che distrugge dove tocca, senza fare differenze.
Oggi, a casa, tutto pare immobile, in sicurezza.
Ma Covid-19 è silenzioso, poco riconoscibile ma vagabondo.
Ci può aspettare dove non vorremmo: nell'aerosol delle turbine e degli ultrasuoni.
Dobbiamo tornare al lavoro. Lo richiede il nostro rischio di impresa.
Ma quando? Quando avremo regole comuni.
Torneremo nei nostri Studi. E' certo.
E se qualcuno, come il coronavirus, volesse seguirci in Studio dicendo "vengo anch'io”, risponderemo come Iannacci.
"No, Tu no!
Ma perché?
Perché NO”.
Con COVID-19...tolleranza zero.
Dott. Stefano Almini
Presidente CAO Bergamo