Cara e caro collega,
andando ad acquistare una torta per un compleanno di famiglia...il pasticcere mi ha proposto una sua novità, un dolce a forma di cuore, di colore bianco e con la scritta "molamia".
Questa proposta mi ha fatto pensare a NOI.
Noi dentisti, esperti del "molamia", anche prima dell'arrivo di COVID-19.
Dividendo la parola in due, mi trovo ...mola e mia.
Bingo! Siamo proprio NOI.
Mola: sappiamo non abbandonare il paziente, sappiamo non abbandonare il nostro lavoro e la nostra coscienza professionale. Ma "mola" mi ha fatto pensare anche ad altro, alla mola del mulino.
Quella che solo con il tempo...tritura il grano e lo trasforma in finissima farina.
Da un chicco, una raffinata impalpabile sostanza che potrà, con la semplice acqua, l'impasto delle mani e la forza del fuoco…trasformare quel mix in pane che non manca mai al nostro fianco, a tavola.
Dobbiamo ringraziare prima di tutto...la mola. La pietra che ci insegna ad avere pazienza. E ho scoperto che la mitezza deriva, nel suo etimo, dal concetto di "mola".
Farsi anche schiacciare, farsi anche calpestare e comprimere...nella certezza di resistere e produrre sempre un risultato, nel silenzio di una macina.
Il mite non è un debole, è forte perché sa incassare, è vincente perché non "molla".
Mia: ognuno di noi conosce le proprie cose e dice "sono mie". Tranne la professione, che appartiene a tutti. Il “mio” lavoro, la nostra professione.
Con il termine bergamasco "molamia" si intende dire… non mollo mica, cioè non mollo MAI. Possiamo allora giocare con le vocali e dire che: non tradirò, MAI, la MIA attività. Un aggettivo ed un avverbio (mia e mai) come due fratelli della stessa famiglia, la famiglia Odontoiatria.
Il pasticcere, senza saperlo, mi ha dato lo spunto per salutarti.
Non si deve scrivere solo perché ci sono fatti urgenti da comunicare.
Si, va bene, grazie. Ma la torta, alla fine, come era? Buona?
Abbastanza, perchè la vista di questo nuovo dolce aveva creato una aspettativa troppo alta…
Quando la festeggiata, con la lama in mano, ha detto "ma come si fa a tagliare un cuore?"... ci siamo fermati tutti un attimo. Quel bianco aveva il colore dei nostri camici.
Non sanguinerà mica questo cuore...vero? ha commentato mia figlia, immaginando una torta al succo di fragola...
No, nessuna ferita sanguinante. E' una torta. Stiamo festeggiando!
Ferite nella vita e nella professione, ci sono, appartengono alla nostra storia di viandanti professionisti del tempo.
Ma la prossima volta al pasticcere darò la NOSTRA versione della torta.
La torta sarà rossa, a forma di cuore e con la scritta
"L'ODONTOIATRIA MOLAMIA". Il dolce perfetto in ogni stagione.
Dott. Stefano Almini
Presidente Cao Bergamo