Di seguito pubblichiamo la riflessione che in questi giorni
il presidente, dott. Guido Marinoni, ha inviato alla stampa locale in merito al
delicato rapporto tra informazione e vicende giudiziarie che coinvolgono i
colleghi.
"Gentile Direttore,
la stampa locale
ha recentemente proposto le vicende giudiziarie di medici, segnalando nomi e
cognomi e riferendo con ampia evidenza le richieste dell’accusa, presentando,
in sostanza, come acquisita una condanna non ancora decisa, né motivata e
comunque ancora appellabile.
Si tratta, a mio
avviso, di un comportamento ingiusto e che, per quanto diffuso anche in ambiti
diversi dai contenziosi sanitari, in sanità si inserisce in un contesto particolarmente
delicato che vorrei provare a spiegare.
In ogni contesto tale
atteggiamento induce, nell’opinione pubblica, la sensazione di una condanna e
dunque di una colpevolezza acquisita, che viene attribuita all’accusato e dal
cui danno sociale risulta quasi impossibile risollevarsi, specie nell’epoca in
cui l’informazione on line e dei motori di ricerca difficilmente consente
l’oblio di articoli o immagini. Un’eventuale successiva assoluzione, magari
dopo un lungo percorso in appello, difficilmente riesce ad avere un’evidenza
sufficiente.
In sanità – ambito a
cui da sempre riconosciamo la competenza, l’attenzione e la sensibilità del suo
giornale - la situazione è ancora più complessa.
Il medico, in caso di
presunta “malasanità”, viene sottoposto a un processo penale, a un processo
civile, a un procedimento disciplinare da parte dell’azienda cui appartiene e a
un ulteriore procedimento disciplinare da parte dell’Ordine di appartenenza. Si
tratta di giudizi tutti appellabili. Inoltre diversi sono, nelle diverse
procedure, i riferimenti: il risarcimento nel caso del giudizio civile, nel
giudizio penale il codice penale, i contratti nel procedimento disciplinare
dell’azienda, il codice deontologico nel caso dell’Ordine. Vi possono pertanto
essere, nelle diverse situazioni, assoluzioni o condanne e diverse gradualità a
seconda dei riferimenti e dei contesti.
Pubblicizzare il nome
di un sanitario descrivendo per sommi capi e a volte in modo un po’ impreciso
un’ipotesi accusatoria non ancora in giudicato, significa creare un vulnus
gravissimo tra il medico e i suoi pazienti, producendo un danno irrecuperabile,
che, al di là degli aspetti economici, incide in modo pesantissimo sulla vita
del professionista anche in caso di completa assoluzione.
Questo atteggiamento,
inoltre, induce nell’opinione pubblica sfiducia nelle istituzioni sanitarie,
alimentando un circolo vizioso tra giustizialismo e pretese, a volte immotivate,
di infallibilità della medicina, che contribuisce ad alimentare l’ambiente su
cui si innestano la violenza e l’inappropriatezza.
Senza alcuna pretesa
di interferire nel lavoro fondamentale di chi si occupa di informazione, la cui
libertà rappresenta una garanzia fondamentale per i cittadini, sembra doveroso
un richiamo alla correttezza deontologica in situazioni in cui la certezza o il
dubbio e la ragione e il torto spesso sono difficili da stabilire e richiedono
un lungo percorso, in cui deve prevalere, sino a giudizio definitivo, la
presunzione di innocenza.
Cordiali saluti
Dott. Guido Marinoni
Presidente
Omceo Bergamo"