Cara e caro collega,
in questi giorni è sotto gli occhi del Mondo la forza ed il coraggio delle donne ucraine, capaci di andare sulle frontiere polacche con i loro figli, lasciando alle spalle i mariti al fronte, con il dramma negli occhi e la dignità della loro identità.
In questo scenario in evoluzione, nella constatazione di una catastrofe umanitaria a cui assistiamo, avvertiamo tutti il senso di "volere fare qualcosa". Sentiamo l'urgenza di scuoterci dall'abitudine di assistere agli scempi, con l'intenzione di essere davvero parte di un Impegno collettivo.
Ho ricevuto molti messaggi su whatapp di moltissimi colleghi. Saremo pronti ed in tanti a rispondere all'urto dei flussi dei profughi, soprattutto nella prima fase dedicata alle vaccinazioni.
Nel frattempo, ho pensato che un lungo messaggio del nostro collega, Paolo Bosio, meritasse di essere inoltrato a tutti. Racconta una sua giornata "libera" dall'attività professionale...dedicata al dramma ucraino. Nel leggerla, ho trovato spunti di operatività molto utili per chi volesse, in questa fase, mettersi al servizio.
Scriveva Kierkegaard "la porta della felicità si apre verso l'interno: per aprirla bisogna umilmente fare un passo indietro".
E l'etimo antico di felicità significa "essere in viaggio con accanto qualcuno".
L'Ucraina oggi rappresenta il nostro "qualcuno", che non vogliamo perdere nel viaggio della nostra coscienza.
dott. Stefano Almini
Presidente CAO Bergamo