Cara e caro collega,
il campione di formula Uno, Alex Zanardi, ha scritto una frase emblematica, che rilancia quanto sia importante sapere guardare oltre l'apparenza ed oltre le sconfitte.
“Nella vita - scrive l'ex pilota - capita che abbassando lo sguardo per cercare ciò che hai perso, scorgi qualcos'altro che vale la pena raccogliere".
Eh sì, ognuno di noi, conosce cosa significhi perdere qualcosa, perdere qualcuno, perdere l'"equilibrio".
E nella ricerca di riequilibrare le sinusoidi della vita... quanta fatica!
Quali forze raccogliere e come farlo è la vera ricerca, la vera ricetta di serenità che il tempo ci concede, lasciandoci anche nella libertà di fermarci e non scorgere "qualcos'altro" che valga la pena raccogliere.
Il Natale, di fatto, cambia però la prospettiva.
Ci obbliga ad alzare lo sguardo, anche solo per lo sfavillio di luci e decori.
Ma come... già Natale?
Ci risiamo. Parte la sequela delle azioni/doveri.
Consegnare le ultime protesi, osservare l'agenda che si mostra sottile (perché sta quasi terminando i suoi 365 giorni), cercare quella siglata con il 2023, definire quando si riaprirà lo Studio, ricordarsi dei cesti natalizi per chi si offende se non li riceve, decidere la scelta degli inviti per le cene natalizie e di Capodanno, inviare i messaggini ma non quelli clonati da inviare a tutti ( anche a ignoti), subire il dominio dei regali, i maledetti regali, quelli da riciclare (?), quelli da comprare, quelli della serie "quest'anno non ho proprio idea"...
Alex Zanardi mi perdonerà, se modifico leggermente la sua riflessione.
"Nella vita capita che, alzando lo sguardo per cercare quello che non stai cercando, scopri qualcos'altro che vale la pena trovare".
Il NATALE, forse, è questo: trovare un senso.
Ci piace il Natale perché si parla di un bimbo che nasce (dimenticandoci come morirà).
Questa è una storia che dura da duemila anni, ancora irrisolta e con i suoi misteri.
Oro, incenso e mirra sono regali, in onore alla regalità riconosciuta a quel bimbo.
Noi a volte ci accontentiamo dei regali, indistintamente, senza mettere in gioco noi stessi, né riscoprendo re e regine che ci vivono accanto.
Il dono invece è più profondo, implica il "dare".
Non è scontato, non è clonabile, non è anonimo.
Questo Natale, collega, adotta un "dono".
Per qualcuno, per qualcosa, per te stesso.
Pensaci.
Vale la pena cercarlo.
Vedrai, alla fine, sarà lui ad adottare te.
Buon Natale!!!
dott. Stefano Almini
Presidente CAO Bergamo