Cara collega, caro collega
successivamente al testo del DPCM dell'8 Marzo 2020, il dovere di dare orientamenti al comportamento ed il libero diritto di scegliere come comportarsi, di fatto, richiedono la tua attenzione.
Partiamo dal "tecnico"
a) le attività professionali odontoiatriche possono proseguire (articolo 3, comma 1, lettera a) nel rispetto delle raccomandazioni richiamate in questo schema, prezioso lavoro dei Presidenti CAO lombardi.
b) il raggiungimento del luogo di lavoro per odontoiatri e assistenti è garantito dall'articolo 1, comma 1, lettera a.
c) i pazienti possono spostarsi per motivi di salute, potendo quindi anche raggiungere gli studi per le terapie necessarie.
Arriviamo alla chiamata del senso civico"
La chiamata generale (di tutti i cittadini) ad un comportamento rispettoso nei confronti della stessa collettività (a cui apparteniamo) ci pone in duplice dovere come cittadini e come professionisti sanitari. Il paziente, prima di esserlo, è un cittadino radicato sul territorio, al quale sono collegate reti di relazioni e affetti. Come il semaforo rosso ci chiede di rallentare e fermarci, così la linea rossa che traccia il perimetro della Lombardia ci sta chiedendo di rallentare e scegliere cosa fare, ovvero se e come fermarci, dal punto di vista del rispetto civico.
Proseguiamo con il "buon senso"
Ognuno di noi è stato bombardato da notizie giornaliere sugli sviluppi di una epidemia imprevedibile nel suo decorso. Ognuno di noi ne risponde in prima persona, ma come iscritti all'Ordine… non dimentichiamo la forza etica del giuramento di Ippocrate, che prima degli Albi e delle Federazioni, già 3 secoli prima di Cristo, richiamava il valore di tutelare l'UOMO, privilegiandone la sua salute. Di fronte ad uno Tsunami, ha senso opporsi in campo aperto? Il buon senso dice di No. Meglio proteggersi, evitando, se possibile, l'impatto dell’onda distruttiva o attenuandone i danni, proteggendo chi si dovesse trovare sulla stessa direzione dell'urto incontrollabile. Si chiama buon senso.
Arriviamo al punto
Ho sentito da due settimane a questa parte parlare di "responsabilità". Ma in che senso? L'etimo fantastico di questa parola obbliga a stare attenti prima di parlare di responsabilità. Responsabilità significa ... abilità a dare risposte. Dare una risposta giusta è importante quanto farsi la domanda giusta. Siamo in grado di rispondere in modo continuativo e completo alle insidie del coronavirus? Se ritieni di si, troverai nello schema un preziosissimo ausilio di comportamento. Se hai dubbi significa - mi permetto, collega, - che potresti trovarti di fronte al semaforo arancione, nel dubbio appunto tra il riuscire a "passare" e il dovere di fermarti, per evitare rischi a qualcun altro.
Elogiamo i dubbi
Avere dubbi è umano. Avere paura è umano. Avere ripensamenti è umano. Sbagliare è umano. Meditare è umano e ci identifica come essere pensante, libero. Non mi posso permettere né vorrei obbligarti a CHIUDERE lo studio, perché non ne ho l'Autorità, perché non conosco singolarmente le diverse procedure messe in atto da ogni studio, perché deve essere tua la libertà di risposta, nell'ottica più ampia possibile, dopo avere analizzato rischi e benefici, valutato pro e contro. La superficialità è una scala con un solo gradino e non ci appartiene. Siamo professionisti, abituati ad andare in profondità, anche del dubbio.
Quando il filo diventa tappeto
Mi ha sempre colpito questo motto persiano: "A poco a poco, il filo diventa tappeto”. Significa forse che siamo singoli fili, ma insieme, a poco a poco, possiamo diventare trama, un ordito di intenzioni e motivazioni, un valore (come un tappeto di seta) che necessita di coordinamento di tanti "fili", in un disegno allargato ed elaborato da tante mani. Le nostre. Un tappeto di sicurezza? Un tappeto al servizio della collettività? Certamente un tappeto su cui riposare, insieme alla nostra coscienza.
In medio stat virtus
Nulla di nuovo. Soprattutto ora, la capacità di mediare è strategica. Allora, la proposta potrebbe essere quella già indicata nella mail del 24 Febbraio (in tempi nono sospetti). Rimaniamo aperti alle urgenze, con studio pronto a ricevere le eventuali telefonate, sapendo poi scegliere solo le urgenze reali. I pazienti riconosceranno il nostro spessore etico, non si sentiranno abbandonati (il contatto telefonico sarà garantito), risolveremo le urgenze con procedure rigorose, sapremo attendere gli spiragli e le primavere. Credo infatti che usciremo diversi da questa esperienza. I pazienti saranno diversi. Le relazioni saranno diverse, più riconoscenti, secondo me.
Allora, permettimi l'ultimo splendido augurio di Alda Merini: "Ci si abbraccia per ritrovarsi interi". Incomincio ad inviarti il mio...come augurio alla interezza della nostra Professione!
Dott. Stefano Almini
Presidente CAO Bergamo