La gestione dell’emergenza sanitaria in questo periodo è critica non solo negli ospedali e negli ambulatori dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, ma anche nel territorio. Non c’è stata alcuna seria preparazione per l’eventuale arrivo in Italia dell’epidemia in questione.
Ed è proprio sul territorio che, ora, con un po’ di ritardo rispetto agli ospedali, si sta sviluppando la criticità rispetto alla gestione dei tanti pazienti presi in carico dagli enti erogatori nei servizi di ADI e UCP Dom.
Tali servizi che da sempre si prendono cura dei pazienti più fragili (anziani, sofferenti di patologie croniche, oncologici, o comunque in condizioni di fine vita) sono già alla saturazione delle loro risorse in termini di operatività sia per quanto riguarda gli operatori - che si stanno ammalando e/o sono in quarantena perché entrati in contatto con soggetti positivi - sia per l’indisponibilità dei presidi e DPI, o comunque della loro irreperibilità.
Per tutte le problematiche che dobbiamo ora affrontare non abbiamo protocolli già scritti, simulazioni, catene di comando, e modalità di comunicazione interne e verso la popolazione preimpostate; siamo impreparati.
Non da ultimo si aggiunge la necessità da parte degli ospedali di dimissioni “giustamente” anticipate di pazienti non ancora del tutto stabilizzati, a qualsiasi ora e giorno, con richiesta di attivazione di assistenze e presidi ormai irraggiungibili e con i medici di famiglia in chiara difficoltà a gestire da soli queste situazioni.
Per fare un esempio: paziente dimesso nel pomeriggio di sabato con terapia antibiotica ev 2 volte al giorno, idratazione, e necessità di assistenza per l’igiene. Cosa possono fare il MMG o il collega della continuità assistenziale e la famiglia? Chi può dar loro una mano in termini di prestazioni richieste e con quale tempistica e modalità?
Tutti dobbiamo e vogliamo dare volentieri un aiuto, non vogliamo abbandonare a se stesso nessun paziente, nessuna famiglia, in nessuna situazione critica; vogliamo continuare a gestire bene l’ADI ordinaria e le cure palliative domiciliari, vogliamo accogliere al domicilio il paziente Covid 19 (come richiesto dalla nostra ATS), ma dobbiamo tutelare gli operatori tutti, abbiamo bisogno di aiuto in termini di logistica e coordinamento. Dobbiamo gestire bene la comunicazione sia le fra Istituzioni che nei confronti della popolazione. Dobbiamo proteggere il personale sanitario dall’infezione perché è la risorsa più preziosa.
Serve una risposta strategica e coordinata con Aziende ospedaliere, medici di famiglia e pediatri, soggetti erogatori per recuperare i DPI.
Serve attivare una sorta di centrale informativa (almeno una per ogni Asst della nostra provincia; aperta 7/7 giorni) per le nuove attivazioni/dimissioni, che possa fare da tramite tra medici di medicina generale, famiglie, enti erogatori ed ospedali.
Servono protocolli gestionali, operativi e logistici condivisi fra i soggetti coinvolti per le dimissioni al domicilio dei pazienti Covid 19 e dei pazienti ordinari (chi, come, quando).
Dott. Riccardo Valente
Responsabile Hospice e Servizi Domiciliari – Fondazione Anni Sereni
Esponente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Bergamo