RISCALDAMENTO GLOBALE E SALUTE
(a cura di Gianpiero Cassina)
Rispetto all'epoca preindustriale l'aumento medio della temperatura superficiale è stato superiore di quasi 1°C ed è in aumento a un ritmo di 0,2ºC per decennio.
L'estate 2022 è stata in Europa la più calda mai registrata. Il fenomeno sta modificando i modelli meteorologici e sconvolgendo il normale equilibrio della natura con gravi rischi per tutte le forme di vita sulla terra. I riflessi sulla salute umana non sono solo indiretti.
L'Europa sta vivendo impatti multidimensionali sulla salute a causa dei cambiamenti climatici. L'esposizione alle ondate di calore nei gruppi vulnerabili (> 65 < 1) è aumentata del 57% in tutta Europa. Da una media annuale di 0,65 miliardi di giorni-persona tra il 2000 e il 2009 a 1,07 miliardi di giorni-persona tra il 2010 e il 2020.
Il riscaldamento globale, osservato tra il 2000 e il 2020, è stato associato ad un aumento stimato della mortalità correlata alla temperatura nella maggior parte delle regioni monitorate, con una media di 15,1 decessi aggiuntivi per milione di abitanti per decennio.
Il riscaldamento globale provoca, inoltre, tra gli inquinanti atmosferici l’incremento dell’ozono, particolarmente dannoso per l’effetto irritante sull’apparato bronco polmonare, in particolare per i soggetti affetti da BPCO e asma bronchiale. Le temperature più calde stanno anche spostando le stagioni di fioritura di diverse specie arboree allergeniche. L'esposizione al calore pone quindi rischi acuti per la salute, in particolare per le persone anziane, persone con malattie respiratorie, renali o cardiache croniche.
Le raccomandazioni sul come comportarsi, in presenza di ondate di calore, dovrebbero far parte del counselling sanitario non solo per gli assistiti in condizioni di fragilità, ma anche per i lavoratori in attività con elevato impegno muscolare e/o lavoro all’aperto o comunque in condizione di stress termico, in particolare nel settore edile. Segnalo al proposito
Le mutevoli condizioni ambientali stanno anche spostando l'idoneità ambientale per la trasmissione di varie malattie infettive: vibrio patogeni non cholerae, dengue e virus del Nilo. L’Europa sta già assistendo a come il cambiamento climatico stia creando condizioni più favorevoli per la diffusione di zanzare invasive in aree precedentemente non colpite, con la possibilità che ciò possa tradursi in futuro in un’importante emergenza sanitaria. Nel 2023 in Europa (UE/SEE) sono stati segnalati 130 casi di dengue acquisiti localmente, contro i 71 casi segnalati nel 2022. Per il virus del West Nile sono 1.133 i casi segnalati con un aumento del numero di regioni colpite, indicando un’ampia circolazione geografica del virus. In particolare, l'Aedes albopictus (la zanzara tigre), nota per trasmettere i virus Dengue, Chikungunya e Zika, si sta diffondendo ulteriormente a nord, est e ovest dell'Europa e ora conta popolazioni autosufficienti in 13 paesi europei. Sono perciò fondamentali la sorveglianza tempestiva, le misure di controllo dei vettori insieme alla sensibilizzazione della popolazione anche su misure semplici come la rimozione dell’acqua stagnante nei giardini o nei balconi. Particolarmente nell’acqua contenuta nelle gomme stoccate all’aperto e nei vasi scuri in quanto riproducono l’habitat forestale.
Le raccomandazioni ai Sindaci affinché emanassero ordinanze il tal senso risalgono ormai a 20 anni fa, quando si isolarono a Bergamo i primi esemplari. Purtroppo, tali raccomandazioni non hanno trovato adeguato ascolto. I colleghi potrebbero farsi portavoce presso i Comuni circa l’esigenza di azioni di prevenzione.
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Bibliografia
• Verso un futuro resiliente ai cambiamenti climatici.
• QS Quotidiano on line di informazione sanitaria.
• European Centre for Disease Prevention and Control.
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