I MEDICI DOVREBBERO GUIDARE LA TRANSIZIONE VERSO DIETE PIÙ VEGETARIANE
(a cura di Antonio Bonaldi)
Secondo l’Eat-Lancet Commission il sistema alimentare è responsabile di un terzo della produzione globale di gas serra e del 70% del consumo idrico. La situazione è ormai diventata insostenibile per l’ambiente e dannosa per la salute tanto da richiedere un urgente cambiamento di rotta a partire da quello che mangiamo (1).
In particolare, la produzione di carne è triplicata negli ultimi 50 anni, con gravi conseguenze per la nostra salute, per il clima e per il pianeta. La zootecnia consuma, infatti la maggior parte della soia e del mais coltivati nel mondo e gli allevamenti intensivi generano il 50% del metano e il 60% dell’ossido nitroso immessi in atmosfera (2).
Per avvicinarci ad una dieta sana e sostenibile gli attuali consumi medi di carni rosse dovrebbero ridursi di almeno il 50%, mentre il consumo di verdura, vegetali, legumi e frutta secca oleosa dovrebbe aumentare di oltre il 100%. Una dieta prevalentemente vegetariana è associata, infatti, ad una significativa riduzione dell’incidenza di molte patologie croniche, tra cui le malattie cardiovascolari e renali, il diabete, il cancro e l’obesità (1).
I medici, nell’ambito della loro attività professionale, possono contribuire in modo rilevante a raggiungere questi obiettivi. Essi, infatti, possono utilizzare le numerose occasioni di contatto con i pazienti e i loro familiari per incoraggiarli a modificare le proprie abitudini alimentari in senso più vegetariano, allineandole alle raccomandazioni che giungono sempre più numerose dalla scienza.
Analogamente, gli ospedali hanno molte opportunità per promuovere regimi alimentari più salutari e sostenibili per l’ambiente: dalla gestione degli appalti di ristorazione, alla selezione dei menù per il personale e per i degenti, alla preparazione e distribuzione dei pasti, fino al recupero degli scarti alimentari. A questo riguardo i medici dovrebbero svolgere un ruolo attivo di promozione e di vigilanza, affinché le proposte alimentari diffuse in ambito ospedaliero non siano dissonanti rispetto a ciò che si ritiene utile per la salute. L’esempio vale più delle parole!
Per ciascuna fase del percorso alimentare si possono individuare le iniziative capaci di promuovere la transizione verso diete più vegetariane, come per esempio: diffondere informazioni sui vantaggi per la salute e per l’ambiente delle diete tendenzialmente vegetariane, adottare menù che prevedano tutti i giorni almeno un’opzione di cibi vegetariani, dare maggior risalto ai piatti di frutta e verdura di stagione (meglio se di produzione locale), ridurre le porzioni dei cibi di origine animale.
Le idee possono essere tante, innovative e fattibili, il primo passo è essere consapevoli del problema e pensarci.
1. Willett W et al. Food in the Anthropocene: the EAT–Lancet Commission on healthy diets from sustainable food systems. Lancet 2019; 393: 447–92.
2. Harwatt H et al: Substituting beans for beef as a contribution toward US climate change targets. Climatic Change. 2017;143(1-2):261-270.