Pillola n.13_L'inquinamento da plastica: un disastro annunciato
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L’INQUINAMENTO DA PLASTICA: UN DISASTRO ANNUNCIATO (a cura di Antonio Bonaldi)
La plastica, grazie alla sua versatilità e ai bassi costi di produzione, ha trasformato in modo straordinario e certamente più confortevole le nostre vite. Oggi, gran parte degli oggetti di uso corrente nell’edilizia, in medicina, nei trasporti, nel commercio, nell’abbigliamento sono realizzati in tutto o in parte con materie plastiche. Insomma, un mondo senza plastica non è più immaginabile. L’enorme diffusione della plastica nell’ambiente, dove può rimanere per centinaia di anni, non è però esente da seri rischi. I prodotti della sua degradazione come le micro e le nanoplastiche e gli additivi chimici impiegati per conferirle proprietà speciali stanno danneggiando seriamente la salute dell’uomo e distruggendo gli ecosistemi terrestri e marini, tanto che l’inquinamento da plastica è considerato uno dei problemi ambientali più gravi e più complessi. ISDE, l’Associazione dei medici per l’ambiente ha lanciato al riguardo una importante Campagna Nazionale (1). Negli ultimi anni la diffusione di materie plastiche è aumentata in modo esponenziale. Secondo l’OCSE nel 2022 ne sono state prodotte 430 milioni di tonnellate, di cui solo il 9% viene riciclato, mentre l’80% si accumula nell’ambiente, contaminando il suolo, l’atmosfera e soprattutto le acque di tutto il mondo (2). Il ciclo della plastica, inoltre, attraverso l’emissione di grandi quantità di gas serra contribuisce in modo rilevante al riscaldamento terrestre. Il settore sanitario è uno dei maggiori utilizzatori di plastica (siringhe, cateteri, kits diagnostici, guanti, materiale d’imballaggio, vestiario, guanti, mascherine …) per cui i medici, anche in ossequio al principio deontologico di non nuocere, non possono eludere il problema. Certo, la plastica ha un ruolo essenziale in sanità e non se ne può fare a meno. Tuttavia, senza rinunciare all’efficacia e alla sicurezza delle cure ci sono molti modi per mitigarne l’impatto (3). Ecco qualche esempio.
*Ridurre i consumi migliorando l’appropriatezza d’uso Il consumo di plastica inizia a ridursi quando i medici e il personale sanitario, ogni volta che si trovano di fronte ad un qualsiasi oggetto di materiale plastico si chiedono: ne ho davvero bisogno? È possibile sostituirlo con prodotti riutilizzabili o comunque non di plastica? Cosa posso fare per cambiare? Per esempio, si possono evitare le terapie endovenose quando con la stessa efficacia si può somministrare il farmaco per via orale. Gli infermieri che aderiscono alla campagna Choosing Wisely (4) suggeriscono di non utilizzare i guanti in alternativa all’igiene delle mani per manovre assistenziali prive di rischio, oppure di non utilizzare di routine, camici, mascherine, copricapo, guanti per l’accesso dei familiari nei reparti di terapia intensiva o ancora di non posizionare al letto del paziente in isolamento, materiale, attrezzature e dispositivi medici di non immediato utilizzo. Insomma, le occasioni per intervenire sono tante, basta pensarci, informarsi e agire di conseguenza.
*Contenere l’impiego di prodotti monouso
Camici, cuffie, teli chirurgici e asciugamani realizzati in lino o cotone sono una valida alternativa ai tessuti monouso realizzati con materie plastiche. Essi sono generalmente apprezzati dal personale, offrono analoghe capacità protettive nei confronti delle infezioni, riducono fino al 66% le emissioni di gas serra e a medio termine risultano anche più convenienti dal punto di vista economico (5).
Gli speculum vaginali monouso di materiale acrilico impiegati per l’esame cervicale possono essere sostituiti con speculum vaginali riutilizzabili, di acciaio inox (6)
Piatti, bicchieri e posate di plastica, monouso possono essere sostituiti con stoviglie riutilizzabili.
La distribuzione di acqua in bottiglie di plastica può essere disincentivata/abolita, installando idonei erogatori di acqua potabile per il personale, i pazienti e i visitatori.
*Raccogliere la plastica in modo differenziato La maggior parte della plastica utilizzata in ambito sanitario tra cui bottiglie, imballaggi e stoviglie non è contaminata da materiale biologico e può essere smaltita e riciclata con i rifiuti urbani senza alcun trattamento preventivo, purché venga raccolta in modo differenziato con sistemi semplici, efficienti e diffusi.