UN APPROCCIO GREEN ALLA GINECOLOGIA PER LA SALUTE DELLE DONNE E DEL PIANETA
(a cura di Antonio Bonaldi,
con la collaborazione di Silvia Von Wunster e Claudio Crescini)


I servizi sanitari contribuiscono in modo significativo al riscaldamento terrestre e pertanto l’attenzione dedicata alla sensibilizzazione del personale e all’individuazione di pratiche sanitarie sostenibili non è tempo sprecato. Le persone mostrano in genere un’attitudine positiva nei confronti dell’ambiente. Bisogna, però, informarle sulle cose da fare e metterle nelle condizioni di dare il meglio di sé. Non c’è la bacchetta magica, ma anche in ambito ginecologico, ci sono molte opportunità per diminuire le emissioni di gas serra delle attività sanitarie, ridurre i costi e migliorare la qualità e la sicurezza delle cure. Ecco qualche esempio.

*Incoraggiare l’adozione di corretti stili di vita
Il ginecologo assiste le donne nelle diverse fasi della vita e può svolgere quindi un ruolo attivo nella prevenzione primaria, aiutandole a mantenere stili di vita salutari, specie per quanto riguarda l’alimentazione (vedi Pillola n.5) e l’esercizio fisico: abitudini che agiscono favorevolmente sia sulla propria salute che sul pianeta.
Le donne asintomatiche dovrebbero inoltre evitare le lavande vaginali, per non alterare la flora fisiologica che protegge il basso tratto genitale dalle infezioni.

*Favorire la collaborazione ospedale-territorio e ove appropriata utilizzare la telemedicina
L’integrazione dei servizi territoriali e dei Consultori familiari con le attività ospedaliere, anche attraverso iniziative di telemedicina, consente di gestire sul territorio i programmi di prevenzione e di screening, nonché la diagnosi e la cura di molti problemi ginecologici, riducendo il bisogno di trasferimenti e il ricorso all’ospedale.

*Contenere il volume dei rifiuti ospedalieri
Oltre a quanto già detto per le sale operatorie (vedi Pillola n.8), grandi vantaggi per l’ambiente, senza aumentare il rischio di infezioni, si possono ottenere optando per strumentazioni poliuso (ad esempio per gli interventi laparoscopici) e rinunciando a materiali monouso, specie se di plastica, sostituendo, per esempio, i milioni di speculum vaginali monouso di materiale acrilico impiegati annualmente per l’esame cervicale, con speculum vaginali riutilizzabili, di acciaio inox, illustrando, se necessario, i motivi della scelta (1).

*Offrire cure appropriate
Data l’elevata prevalenza di patologie benigne dell’apparato genitale femminile, Il modo migliore per ridurre l’impatto ambientale degli interventi chirurgici è quello di agire sull’appropriatezza. Una corretta diagnosi e l’attenta valutazione delle alternative disponibili e dei fattori di rischio individuali, possono, infatti, diminuire il ricorso alla chirurgia, come nel caso dei polipi endometriali (2). Analogamente, per i fibromi uterini sintomatici, l’adenomiosi e l’endometriosi va sempre considerata la possibilità di ricorrere ad una delle terapie mediche disponibili (3).

*A parità di efficacia scegliere la tecnica chirurgica più sostenibile
A parità di esiti, alcune tecniche chirurgiche per la patologia ginecologica benigna hanno un impatto ambientale molto minore di altre. Per esempio, l’isterectomia per via vaginale (colpoisterectomia) produce una quantità di emissioni di CO2, dovute a materiale monouso (in gran parte di plastica), dispositivi medici, gas anestetici e consumo di energia, significativamente minore rispetto alla via laparotomica, alla tecnica laparoscopica e soprattutto alla chirurgia robotica, i cui benefici clinici non sembrano giustificare i costi e il rilevante impatto sull’ambiente (4,5).
Valutare, inoltre, la possibilità di eseguire le indagini endoscopiche uterine (isteroscopia) in regime ambulatoriale con anestesia locale e non in sala operatoria con sedazione/anestesia generale.

*Garantire l’assistenza perioperatoria secondo le migliori prove scientifiche
L’adozione di protocolli di assistenza perioperatoria definiti dalla società scientifica ERAS (Enhanced Recovery After Surgery) consente di ottimizzare la condizioni delle pazienti prima dell’intervento, razionalizzare le indagini preoperatorie, ridurre le complicanze, diminuire la durata media della degenza, con un sensibile contenimento dei costi e dell’impatto ambientale (6).


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1. Rachel D et al: Sustainable practice: Switching to reusable vaginal speculums. BMJ 2023; 383:e075779 http://dx.doi.org/10.1136/bmj-2023-075779.
2. Management of Symptomatic Uterine Leiomyomas: ACOG Practice Bulletin, Number 228. Obstet Gynecol 2021 Jun 1:137(6):e100-e115
3. Vitale SG et al. Endometrial Polyps. An evidence-based diagnosis and management guide. Eur J Obstet Gynecol Reprod Biol. 2021 May:260-70:77
4. Melnyk AI et al: Going green in gynecology: a call to action. Am J Obstet Gynecol, September 2023; https://doi.org/10.1016/j.ajog.2023.04.025.
5. Papadopoulou A et al: Environmental sustainability in robotic and laparoscopic surgery: systematic review. Br J Surg. 2022;109(10):921–932. doi: 10.1093/bjs/znac191.
6. Bogani G et al. Enhanced recovery after surgery (ERAS) in gynecology oncology. Eur J Surg Oncol 2021 May;47(5):952-959